"Ci sono ricordi che restano incerti tra le pieghe del tempo, come desideri inappagati in un sogno non concluso. Ci sono luoghi e cose che sembrano non avere confini e territori senza limiti che s'immaginano al di là di un filare di pioppi , oltre l'argine di un fiume, nell'estendersi di un orizzonte stabilito da un inesauribile senso di libertà... Gli artisti leggono il mondo con gli occhi dell'alchimista, osservano stupiti un mattino perforato dall'alba... Così Nannini segue il disegno della grande pianura, tra interni ed esterni prende appunti, indugia dentro il passato... Spoglia le cose di tutto, di tutto ciò che sa di consuetudine per farne inusuali modelli... La proteiforme vocazione di ricerca sembra condurre a luoghi privilegiati per l'autoanalisi o per il bilancio di un tratto di vita... Ma oscillando tra un forte richiamo alle proprie radici e la suggestione di un viaggio fantastico c'è il rischio di vivere i sogni fra presenza e distanza, fra luoghi di un vissuto reale e l'altrove. Per questo, dondolandosi tra le linee dell'irreale c'è chi finisce per credere che niente è più reale dell'immaginazione... Viaggi in un mondo dove il senso della realtà si mescola ad effetti onirici con imprevedibili contenuti narrativi, reali o potenziali... L'universo di Nicola Nannini ha le pareti mappate da un numero non conteggiabile di viaggi nella pianura. Ha cominciato tanti anni fa mischiando dati raccolti su lavagnette a impressioni elaborate dal ricordo. Nei suoi paesaggi mantiene l'impalcatura tradizionale animando però l'immagine di un sentire moderno con pennellate ampie e colori che rendono la materia sostanza evocativa... grandi piazze fra le righe della notte... cortei in spazi popolati dall'inquietudine. Ogni quadro è un momento di vita, ogni paesaggio una storia... " Franco Basile.
"... E' chiaro che i riferimenti pittorici di Nannini, assimilandoli e traducendoli dal valore atmosferico dei cieli di un Constable e dalla luce fredda degli scorci d'un Lucian Freud, debbano celarsi nel passato di questi suoi luoghi natii... Gli antenati dai quali egli ha saputo distaccarsi... Constable, dicevamo... Corot di cui ha saputo apprezzare il tonalismo caldo dei paesaggi italiani... mentre dalle vedute madrilene di Antonio Lopez Garcia ha ammirato e saputo tradurre la meticolosità nella resa dei particolari architettonici in rapporto all'orizzonte e soprattutto lo sviluppo del paesaggio come se si trattasse di un tappeto. Da ognuno di loro ha saputo prendere il meglio, trovare ciò che davvero lo interessava, adattandolo alla propria realtà... I suoi riferimenti sono sempre mirati e contestualizzati, mai casuali o fini a sè stessi. Ma il già rigoglioso verde di questi prati novelli, i bagliori aranciati di questi tramonti, la luce dorata che filtra tra queste nuvole dai toni violetti o la luminosità abbagliante del cielo azzurro di alcuni pomeriggi estivi li ha osservati lui, sono soltanto suoi e non ascrivibili ad alcun altro. Nicola Nannini ha saputo cogliere la poesia insita in queste sperdute terre di confine e darle un volto... in una situazione di frontiera... essere potenzialmente dei non luoghi... in realtà coincide con la loro più tenace e inestirpabile identità. " Vladek Cwalinski.