Nel 1989, a Vienna, vidi per la prima volta le opere di Egon Schiele.
Quel pugno di giorni cambiarono la mia vita.
Malessere, benessere, vago senso di nausea, insofferenza, idiosincrasia, vago capogiro e Vienna, d'attorno, luccicante d' impero caduto, come giostra in movimento perde i suoi contorni. Aria di perversa malinconia e simboli morbosi dal passato, a ellisse, mi accerchiano; e ancora... aquile dorate, foto seppiate, militari stellette e svastiche e costole e zigomi scavati e acque rosse e neri peli di pube e mortiferi amplessi e angoscia di giorni senza sole e la prof di greco e latino è insopportabile. Ho risolto con apotropaica sigaretta, seduto sul cemento che imbriglia, in periferia, il Danubio marrone di sedimenti e liquami. Depeche Mode nelle orecchie ( quelli elettronici del primo album ) con walkman anni '80 : " Blasphemous rumors " , " Master and servant", " Shake the Desease" ... i compagni di viaggio lontani a tirar sassi nell'acqua e Schiele con me a fumare una delle prime "paglie" della mia vita d'entusiasta fumatore.
Come un pugno sulla faccia i suoi "amanti" all'Osterreichische Galerie mi hanno stordito e rapito e quel poster da pochi scellini che acquistai con la reverenza dovuta ad una reliquia, è ancora con me. Mai percepita tanta disperata carnalità nell' unione di corpi e membra fragili e pesanti, che dal lenzuolo sudato, accartocciato mai più s'alzeranno. In terra fredda d'inverno moriranno; né redenzione, né vita dopo l'amplesso cupo e agognato; nessun domani e nero destino di fine assoluta dispensa quel vano dimenarsi. Lei lo mangerà e prima del sole sarà cenere anch'ella. Ma è "amore" del meriggio non della notte, questo e mentre fuori il lavoro nobilita o uccide le masse, l'assenza di domani consuma gli amanti come corpi svuotati della carne in uno scontro di ossa, pelle, peli e capelli.
Non ricordo la potenza di ciò che provai allora quando poco più che adolescente vedevo quell'opera e ne sperimentavo le suggestioni e le pulsioni.
Se là voglio tornare, oggi, "attacco" "get the balance right" : David Gahan diventa la voce di Schiele e Londra o Bologna o qualsivoglia città si trasfigurano nella Vienna di allora, tragica e bianca.
Un secolo fa in Boemia Egon dipingeva Krumau ( paese natale della madre) regalando al mondo quei paesaggi che hanno contribuito a formare il mio linguaggio. Premonizione di tragedia, di metallico sudore e quella brezza da nord che accarezza le mie tele. A lui, a tutto questo devo un pegno. Voglio camminare quelle strade, toccare quei muri, studiare i piani sovrapposti come celle d' alveare, le prospettive infantili, i cieli neri e quelli bianchi, le geometrie sintetiche e i panni stesi sulle rive sfrangiate di un fiume nero come il carbone. Cento anni dopo voglio, con i miei propri occhi, vedere e ancora dare aria a quei panni stesi un secolo fa. Qui e ora parto io.
Nicola Nannini, autunno 2010
Ho visto Cesky Krumlov ( Krumau ).
Ho visto il fiume cupo.
Ho visto geometrie.
Schiele è un realista.
Nicola Nannini, marzo 2011