"...La mobile crisalide del chiaro scuro è scivolata a terra come un sacco e la pittura s'è messa senza veli davanti alla realtà. Iniziava una nuova fase di lavoro, culminata presto nelle figure a grandezza naturale del 2005/2006 ( Types ) e nei paesaggi aerei, che hanno in comune un carattere freddo e levigato, nel quale si afferma una sorta di gioco di specchi col mondo. Vi è in essi qualcosa di cosmopolita o meglio di globale. Sparita la nox portentis gravida, si procedeva ora ad occhi aperti sul sentiero quotidiano del nostro ancora magro millennio... Siamo, di qualsiasi contesto egli si avvalga, a una figurazione sezionata, a un quadro spesso tendenzialmente aprospettico, senza un unico verso di composizione..."
Roberto Cresti.
Paesaggi visti come in volo da un uccello dove le geometrie delle geografie coltivate o brulle compongono situazioni informali o astratte in un susseguirsi di cromatiche campiture in bilico tra realtà e metalinguaggio. Pastosi e densi strati di campi-colore punteggiati di case o borghi o città come margherite nel verde del prato. Come gusci di noce, infantili barchette, galleggiano leggere e luminose. La profondità di campo sparisce; la prospettiva e i punti di fuga rifiutati; ogni veduta si fa tappeto o arazzo e le profondità di campo si schiacciano. Soltanto emergono solide le volumetrie degli abitati, delle costruzioni dell'uomo, piccoli punti di volume pittoricamente descritti con maniacale dettaglio.