Nicola Nannini differenzia i propri procedimenti tecnici secondo il formato dell'opera che intende realizzare.
Per i piccoli formati impiega tela di lino o di cotone incollata sulla tavola. Mentre l'applicazione asciuga stende una mano di colla sciolta in acqua, affinché la tela e la tavola costituiscano un unico supporto. Successivamente stende due strati di imprimitura composta a base di gesso di Bologna, poi carteggia la tavola. Per i medi formati dipinge direttamente sulla tavola preparata a gesso o bianco d'argento più zinco ad olio. Per quanto riguarda i grandi formati, Nannini invece impiega tela di lino o di cotone panama preparata a gesso o ad olio, secondo il soggetto che intende realizzare.
Questo avviene perché i differenti soggetti richiedono diverse assorbenze e quindi necessitano differenti modalità pittoriche.
I suoi fondi spesso sono stesi a spatola con ampi movimenti per ottenere asperità e texture differenti, per sfruttare avvallamenti o insenature del colore, graffi o segni. Nannini infatti predilige le superfici scabre, dinamiche o materiche, frutto di coincidenze casuali.
Dopo aver steso l'imprimitura Nannini affronta il disegno. Se il soggetto ha una struttura articolata, o un rapporto con lo spazio particolarmente complesso, abbozza le forme a grafite, in maniera più o meno definita. Predilige impiegare questo materiale perché la sua polvere in seguito si mescola al colore, creando dei toni grigi sporchi o diafani, funzionali ai successivi passaggi della realizzazione, che talvolta lascia visibili anche a opera compiuta.
In alcuni casi disegna direttamente con il pennello, con grandi campiture pastose, che dettaglierà in seguito. In questo passaggio adopera le terre, con toni scuri Cassel, o col bruno associato al nero e al blu oltremare, coi quali crea un forte contrasto chiaroscurale stemperato dai toni medi, come la terra di Siena e la terra verde.
Successivamente rinforza le luci attraverso il bianco d'argento o di zinco in modo da ottenere un'immagine precisa e fortemente chiaroscurata, quasi monocroma. Questo primo abbozzo monocromatico viene poi lasciato asciugare.
In seguito Nannini applica i colori di zona in trasparenza, attraverso sfregazzi o velature, ridipingendo con colori pastosi e densi in maniera sempre più dettagliata. In questa ulteriore fase spesso lascia sulla tela colpi di pennello molto istintivi, ma le ombre vengono da lui toccate il meno possibile e in genere rimangono tali e quali all'abbozzo iniziale, perché il quadro si nutre delle luci e degli intermedi.
In rare occasioni si avvale anche di piccole velature o macchie, senza tuttavia eccedere in tal senso, perché predilige una pittura costituita da segni, materie, messe a fuoco alternate a zone sfuocate, oppure colature o parti grette, ruvide e sporche, densità alternate a dissolvenze. Questo "metodo nel non metodo", come lo chiama, si differenzia secondo il soggetto rappresentato: generalmente impiegato per le figure umane, trova una diversa applicazione nelle vedute.
In queste Nannini, infatti, preferisce distendere a pennello pieno le differenti zone cromatiche, partendo dai chiari o dagli intermedi direttamente sulla imprimitura bianca. Su questa prima bozza ridipinge più volte fino a ottenere il dettaglio desiderato, partendo dalla grande campitura, sino ad arrivare ai particolari più minuti, dalla prospettiva di fondo sino al primo piano, sino alle lumeggiature finali, oppure rinforzando gli scuri o disegnando, infine "alla prima" i dettagli più infinitesimali.
Nannini quindi lavora partendo da una sorta di caos o magma pittorico che "mano dopo mano" raggiunge il suo compimento, fatta eccezione per alcune parti volutamente lasciate alla fase di abbozzo.
In seguito l'opera viene lasciata a riposo per un periodo di due settimane, per essere poi ripresa con nuovo sguardo ed eventualmente aggiustata con macchie e colori stesi a velature trasparenti. Dopo altre due settimane l'opera, ormai ultimata, viene protetta con vernici come mastice, damar, medium alchidico, albume d'uovo o vernice matt, secondo le esigenze.
Vladek Cwalinski